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Insight

Insight HiSkill

In oltre dieci anni di attività abbiamo avuto l’opportunità di contribuire allo sviluppo di centinaia di PMI emergenti, decine di multinazionali, società sportive, associazioni, enti, università e federazioni.

In ognuno di questi progetti abbiamo cercato di esprimere al meglio la nostra mission e da ognuno di questi progetti abbiamo riscosso dividendi in termini di rinnovata passione per le aziende italiane e le persone che applicano il loro talento alla realizzazione di queste imprese.

Qui approfondiamo esperienze, spunti, ideee e best pratice tratti dalla nostra attività di consulenti aziendali dedicati alla crescita delle aziende del nostro Paese e al benessere delle persone.

Market Development

Per costruire un team di vendita efficace non si può prescindere dal congegnare un percorso di formazione costante…

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Human Empowerment

Il compito principale dell’imprenditore è organizzare un team di professionisti che siano in sintonia l’uno con l’altro e con gli obiettivi fondamentali dell’impresa…

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Leadership

Secondo il nostro modello di management, l’analisi delle relazioni tra gli individui e il loro contesto lavorativo è un tema di grande rilevanza e attualità…

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Know-How

Il nostro modello di management parte da uno schema organizzativo non verticista che traccia una sequenza di risultati e di collaborazioni invece di definire il classico schema “senior-junior” o “a linea di comando”…

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Competence

Il “quiet quitting” è una delle sfide principali che le aziende devono affrontare nel panorama lavorativo attuale.  Un’azienda la cui forza lavoro è caratterizzata da questo fenomeno si troverà quindi svantaggiata sul mercato e per questo è fondamentale conoscere questo fenomeno e implementare delle strategie per affrontarlo. Il Quiet Quitting   Espressione inglese traducibile con “dimissioni silenziose”, “Quiet Quitting” indica un fenomeno per cui il dipendente smette di partecipare attivamente al proprio lavoro e si limita a fare il minimo indispensabile, con prestazioni subottimali per l’azienda. I segnali sono sottili ma riconoscibili:  ritardi nelle consegne,  mancanza di entusiasmo nelle riunioni,  riduzione dell’interazione con i colleghi indifferenza verso gli obiettivi aziendali riduzione dell’iniziativa personale, assenza di proattività calo della qualità del lavoro svolto.   La prima cosa da chiarire è che nella stragrande maggioranza dei casi il “quiet quitting” è una reazione ad uno stato di cose in azienda. Non è un semplice cambio di atteggiamento o una fase passeggera dettata da pigrizia o malafede dei dipendenti. È il sintomo di un disagio profondo che si insinua nelle dinamiche lavorative, spesso come reazione ad una gestione aziendale insoddisfacente che non riesce a intercettare le esigenze e le aspettative dei propri dipendenti.  Il quiet quitting, quindi, diventa una sorta di sciopero interiore, un modo per i lavoratori di esprimere il proprio malcontento senza ricorrere a gesti eclatanti come le dimissioni aperte.  Quiet quitting come conseguenza di un clima aziendale negativo   Il Quiet Quitting rappresenta dunque una sfida silenziosa ma potente per i manager, che devono imparare a leggere tra le righe del comportamento dei loro team per identificare e risolvere le cause di questo disimpegno.  La risposta a questo fenomeno non è semplice e richiede un approccio che tenga conto delle molteplici sfaccettature dell’esperienza lavorativa contemporanea, a partire dal clima aziendale, vale a dire l’insieme delle relazioni, delle comunicazioni e delle prassi che regolano la vita delle persone in azienda.  In quanto la vita in azienda è chiaramente regolamentata da un’organizzazione, il clima aziendale risente profondamente delle pratiche manageriali che ne regolano il funzionamento. Comportamenti quali la mancanza di riconoscimento nei confronti dei dipendenti, l’esclusione dai processi decisionali e la comunicazione unidirezionale creano barriere invisibili ma tangibili che ostacolano collaborazione e condivisione all’interno delle organizzazioni, portando all’insorgenza di un clima aziendale negativo e spingendo i dipendenti nella direzione del quiet quitting.  Non sono semplicemente cattive abitudini di gestione; sono indicatori di una cultura aziendale che può soffocare l’innovazione e diminuire la motivazione dei dipendenti, portando a un calo della produttività e dell’efficienza complessiva. Costi e conseguenze del disimpegno dei dipendenti   Gli impatti del “Quiet quitting” vanno ben oltre l’apparenza di un team poco proattivo e coinvolto, portando a conseguenze economiche piuttosto concrete per le aziende.  Vediamo le principali. Diminuzione della produttività   La mancanza di engagement si traduce in una riduzione della produttività, poiché i lavoratori disimpegnati tendono a fare il minimo indispensabile, limitando output e qualità del lavoro.  Aumento del turnover   Questo atteggiamento passivo può portare a un aumento del turnover, con i dipendenti che cercano altrove opportunità più gratificanti, lasciando l’azienda a fronteggiare maggiori costi di reclutamento e formazione di nuovi talenti.   Crollo della competitività    Inoltre, il disimpegno può erodere la competitività di un’azienda sul mercato. I collaboratori che non sono coinvolti nel loro lavoro non sono motivati a innovare o a superare le aspettative, il che può portare a un ritardo nell’adattamento ai cambiamenti del mercato e a una perdita di vantaggio competitivo.  Per gli imprenditori e i manager, riconoscere questi costi non è solo una questione di bilancio, ma anche di visione strategica a lungo termine. Comprendere e mitigare i costi del disimpegno è un passo cruciale verso il successo sostenibile.   Come affrontare il quiet quitting   Combattere il “quiet quitting” richiede un impegno consapevole da parte delle aziende per creare un ambiente lavorativo che valorizzi ogni singolo collaboratore. Visto che però ogni azienda è un mondo a sé stante con le sue particolarità, il primo passo strategico è quello di fare un’analisi del clima aziendale.  Un’analisi del clima aziendale rappresenta uno strumento diagnostico essenziale per misurare e in modo sistematico l’ambiente lavorativo, rivelando le percezioni e le esperienze dei dipendenti, in modo da capire quali sono le problematiche e quali sono le soluzioni più adatte.  Ad esempio un’analisi del clima – come BCA+ di Hiskill –  può rivelare se i dipendenti si sentono valorizzati, se ritengono che la comunicazione sia efficace o se percepiscono le politiche aziendali come eque.  Queste informazioni sono fondamentali per identificare le cause del “quiet quitting” e sviluppare strategie mirate a migliorare il benessere dei dipendenti e a promuovere un ambiente lavorativo positivo e funzionale. Alcune soluzioni   Una volta identificata l’origine del problema (o dei problemi) diventa possibile implementare diverse soluzioni a seconda dei casi.   Riconoscimento    Una prima strategia per combattere il quiet quitting è il riconoscimento delle competenze individuali. Premi, promozioni, feedback costruttivi rafforzano il senso di appartenenza e mostrano ai dipendenti che il loro lavoro è importante e apprezzato. Un dipendente che si sente riconosciuto sarà propenso ad investire nel suo lavoro.    Coinvolgimento nelle decisioni   L’inclusione dei collaboratori nei processi decisionali è altrettanto cruciale. Al di là dei feedback piuttosto utili che possono arrivare da chi lavora ogni giorno in prima linea,  quando i lavoratori sentono che la loro opinione conta, hanno motivo di dare il meglio per il successo dell’azienda.   Crescita e formazione   Offrire percorsi di crescita e sviluppo professionale è un’altra strategia per combattere il quiet quitting. Non solo fa sentire i dipendenti apprezzati, ma li incoraggia anche a perseguire i loro obiettivi di carriera all’interno dell’azienda, riducendo il turnover.   Comunicazione   Promuovere uno stile di comunicazione efficace è un’altra buona prassi per eliminare le cause alla radice del “Quiet Quitting”. Una comunicazione aperta permette di identificare i problemi prima che si trasformino in disimpegno, permettendo interventi tempestivi. Inoltre, la trasparenza nelle comunicazioni aziendali costruisce fiducia e dimostra ai collaboratori che l’azienda è sincera in ciò

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Interviste

Ugo de Carolis, laureato in ingegneria meccanica all’università La Sapienza di Roma, ha lavorato ricoprendo ruoli di spessore in aziende come Procter&Gamble, General Electric, Leasys  e Case New Holland. Quando ha rilasciato questa intervista ricopriva il ruolo di amministratore delegato di Telepass SpA e, al momento della pubblicazione, il ruolo di CEO presso ADR – Aeroporti di Roma.

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Governance

Ogni leader ha delle aspettative rivolte alle risorse che fanno parte del suo team dalle quali vuole ottenere un livello specifico di efficienza e di prestazioni…

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Market Development

Per fare in modo che la produttività aumenti, molte imprese hanno già adottato la strategia di migliorare la vita lavorativa dei propri collaboratori commerciali, studiando così una serie di incentivi di nuova generazione…

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Leadership

Le dimensioni di un gruppo non sono ciò che determina la necessità di organizzare. Anche l’attività di un singolo individuo, se bene organizzata, è sia più efficace che più efficiente e la persona riesce cioè ad avere più risultati con meno sforzo…

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FarmaHiSkill

Ogni momento dell’anno può diventare un’occasione preziosa per chi vive la farmacia ogni giorno. Fermarsi a riflettere, anche solo per un istante, permette di ritrovare lucidità, chiarezza e nuove energie da mettere al servizio della propria attività. In un settore complesso e in continua evoluzione come quello del retail farmaceutico, è fondamentale che il titolare sappia periodicamente ridefinire le priorità, rafforzare il proprio team e guidare la farmacia con un equilibrio sempre più solido tra professione e impresa. La pausa come occasione di rinnovamento Per un farmacista imprenditore, ritagliarsi momenti di riflessione non è mai tempo perso. È il momento in cui la mente rallenta, si libera dalle urgenze quotidiane e ritrova lo spazio per riflettere.  Questo non significa pensare al lavoro anche nel tempo libero, ma permettere ai pensieri di sedimentare e dare forma a nuove intuizioni.

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Dei leader con una marcia in più
Leadership

In molte aziende i principali propulsori dell’impresa, gli imprenditori e i loro manager, hanno smesso di tracciare una strada e trainare i loro team…

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Human Empowerment

Le critiche sleali o distruttive sono caratterizzate da toni molto duri, si basano su considerazioni generalizzate, possono essere fatte in presenza di altre persone e molte volte riguardano il piano dell’“essere “e non del “fare”….

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Innovazione

Lo Scrum Master si occupa di ottimizzare il lavoro del gruppo di sviluppo ed è il responsabile del monitoraggio del flusso di lavoro e della gestione delle riunioni. Mette a disposizione delle sue persone, le competenze, e le sue skill organizzative al fine di migliorarne e facilitarne il lavoro.

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Know-How

Se le capitasse di fare una chiacchierata con più d’uno dei nostri esperti in controllo di gestione, una cosa sarebbe subito evidente: sono tutti convinti – a ragione – che ai soldi piace stare dove c’è equilibrio, ordine e controllo. se poi ci sono già altri soldi, beh allora quello è proprio il loro “habitat ideale”. Purtroppo, “soldi che già stanno nelle imprese” non è che ve ne siano poi molti, specie da quando, per effetto della cosiddetta “stretta creditizia” e cioè della riduzione di credito concesso dal sistema bancario alle aziende, le imprese di fatto devono fare essenzialmente affidamento sulle proprie risorse: i soldi e le garanzie dell’imprenditore e dei soci. Secondo la Banca d’Italia “Il nostro sistema produttivo, dominato da imprese piccole, statiche, tradizionali e familiari, si era adattato a sopravvivere nel vecchio mondo degli anni 70 ed 80, ma oggi incontra crescenti difficoltà a reggere la competizione nel nuovo contesto caratterizzato da complessità, capacità innovativa ed efficienza produttiva”. Questa visione ci trova per lo più in accordo, anche se verrebbe da obiettare che – per vincere la complessità del nuovo contesto competitivo -, proprio per fare innovazione e incrementare l’efficienza produttiva servirebbero alle imprese anche i soldi delle banche. Preferiamo però assumere un atteggiamento meno “vittimistico”, fare di “necessità virtù” e concentrarci su quello che è possibile realizzare qui e ora con le risorse disponibili. IL TUTTO È RIASSUMIBILE IN UNA SINGOLA FRASE: “ORGANIZZARE CON LE PERSONE ESISTENTI UNA FORZA VENDITA ARREMBANTE CHE VENDA DI PIÙ DI CIÒ CHE GIÀ PRODUCIAMO AI CLIENTI CHE GIÀ ABBIAMO.” TUTTO IL RESTO VIENE DOPO. In altri termini un management vitale non si occupa esclusivamente di equilibrio, ordine e controllo. Il management per essere vitale, non si focalizza esclusivamente su ricavi e margini se non dopo aver trasferito con vigore e a tutti i livelli dell’organizzazione una chiara necessità: vendere di più, creare liquidità. Successivamente ci si può occupare di tutti quegli equilibri necessari al “benessere del profitto”: l’equilibrio economico necessario alla creazione del reddito, l’equilibrio finanziario essenziale per avere delle riserve e l’equilibrio organizzativo alla base della produzione di vero valore per il mercato. Questo richiede sforzo, grande determinazione e tenacia, doti di cui generalmente non difetta l’imprenditore e che devono essere trasferite efficacemente e permeare dapprima tutti i manager e a cascata l’intero gruppo di lavoro. L’Indice di Vitalità Manageriale serve per conoscere a che punto è la sua impresa nella costruzione della sua “fabbrica del profitto”, la invitiamo ad utilizzare questo strumento di analisi disponibile gratuitamente qui.

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Market Development

Conquistare la fiducia dei clienti richiede sempre l’utilizzo di tecniche di vendita efficaci. Che si tratti della vendita di servizi o di prodotti non cabiano i principi di base e le best practice da adottare…

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Governance

Ci sono due tipi di organizzazioni aziendali: quelle che tendono ad abusare delle riunioni, indicendone una al minuto e quelle che, invece, tendono a non incontrare mai i propri responsabili o collaboratori salvo in occasioni speciali come Natale o Pasqua, oppure in via del tutto straordinaria, quando le cose “non vanno per niente bene”. È quindi molto importante che si valuti sempre la motivazione per la quale si decide di riunirsi, capendo se possa essere un’opportunità o, al contrario, qualcosa che rallenta il regolare andamento del flusso lavorativo: l’obiettivo che si vuole raggiungere organizzando una riunione non è da sottovalutare. Bisogna quindi dare un senso alla riunione aziendale, affinché chi si riunisce non abbia la sensazione di star perdendo del tempo, ma capisca che avere un confronto di tanto in tanto è utile per migliorare il lavoro di tutti. Molto spesso nelle piccole e medie organizzazioni, le persone tendono a ritenere che le riunioni siano un elemento inutile, visto che l’ambiente lavorativo è visto più come ambiente familiare e che quindi non richiede la necessità di un confronto collettivo perché tanto ci si parla già durante la giornata: questo è un pensiero sbagliato perché si rischia di fare come il gatto che si morde la coda senza mai giungere ad una conclusione. È quindi necessario capire che certe volte occorre accostare l’ambiente lavorativo a quello militare o sportivo dove bisogna determinare “strategia” e “tattica” al fine di definire prima di tutto linee guida e poi operatività e parametri oggettivi per raggiungere l’obiettivo che ci si è prefissati. Andare senza uno schema su un campo di battaglia rischia di essere molto pericoloso: nell’ambiente lavorativo succede la stessa cosa. Il successo deriva dall’ottenimento di un certo risultato e questo succede quando il gruppo condivide idee e punti di vista che aiutano nel raggiungimento dell’obiettivo comune. Cerchiamo quindi di capire insieme quali sono i punti forti e quelli deboli dell’utilizzo della riunione come strumento aziendale, chiarendo prima di tutto che l’errore più comune e grave che viene fatto è quello di gestire la riunione in maniera confusionale, tanto da non essere d’alcun aiuto per il raggiungimento dei risultati.

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Interviste

HiSkill Corporate ha avuto il piacere di incontrare la dott.ssa Roberta Patalano, Direttore delle Risorse Umane di Warner Bros. Entertainment Italia. Oggetto dell’incontro, una breve intervista per valutare insieme l’efficacia del lavoro di selezione svolto in collaborazione con HiSkill.

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Governance

Al denaro piace stare dove c’è equilibrio, ordine e controllo. se poi ci sono già altri soldi, beh allora quello è proprio il loro “habitat ideale”…

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