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Che cos’è il quiet quitting e perché è importante affrontarlo

Il “quiet quitting” è una delle sfide principali che le aziende devono affrontare nel panorama lavorativo attuale. 

Un’azienda la cui forza lavoro è caratterizzata da questo fenomeno si troverà quindi svantaggiata sul mercato e per questo è fondamentale conoscere questo fenomeno e implementare delle strategie per affrontarlo.

Il Quiet Quitting

 

Espressione inglese traducibile con “dimissioni silenziose”, “Quiet Quitting” indica un fenomeno per cui il dipendente smette di partecipare attivamente al proprio lavoro e si limita a fare il minimo indispensabile, con prestazioni subottimali per l’azienda.

I segnali sono sottili ma riconoscibili: 

  • ritardi nelle consegne, 
  • mancanza di entusiasmo nelle riunioni, 
  • riduzione dell’interazione con i colleghi
  • indifferenza verso gli obiettivi aziendali
  • riduzione dell’iniziativa personale,
  • assenza di proattività
  • calo della qualità del lavoro svolto.  

La prima cosa da chiarire è che nella stragrande maggioranza dei casi il “quiet quitting” è una reazione ad uno stato di cose in azienda.

Non è un semplice cambio di atteggiamento o una fase passeggera dettata da pigrizia o malafede dei dipendenti. È il sintomo di un disagio profondo che si insinua nelle dinamiche lavorative, spesso come reazione ad una gestione aziendale insoddisfacente che non riesce a intercettare le esigenze e le aspettative dei propri dipendenti. 

Il quiet quitting, quindi, diventa una sorta di sciopero interiore, un modo per i lavoratori di esprimere il proprio malcontento senza ricorrere a gesti eclatanti come le dimissioni aperte. 

Quiet quitting come conseguenza di un clima aziendale negativo

 

Il Quiet Quitting rappresenta dunque una sfida silenziosa ma potente per i manager, che devono imparare a leggere tra le righe del comportamento dei loro team per identificare e risolvere le cause di questo disimpegno. 

La risposta a questo fenomeno non è semplice e richiede un approccio che tenga conto delle molteplici sfaccettature dell’esperienza lavorativa contemporanea, a partire dal clima aziendale, vale a dire l’insieme delle relazioni, delle comunicazioni e delle prassi che regolano la vita delle persone in azienda. 

In quanto la vita in azienda è chiaramente regolamentata da un’organizzazione, il clima aziendale risente profondamente delle pratiche manageriali che ne regolano il funzionamento.

Comportamenti quali la mancanza di riconoscimento nei confronti dei dipendenti, l’esclusione dai processi decisionali e la comunicazione unidirezionale creano barriere invisibili ma tangibili che ostacolano collaborazione e condivisione all’interno delle organizzazioni, portando all’insorgenza di un clima aziendale negativo e spingendo i dipendenti nella direzione del quiet quitting. 

Non sono semplicemente cattive abitudini di gestione; sono indicatori di una cultura aziendale che può soffocare l’innovazione e diminuire la motivazione dei dipendenti, portando a un calo della produttività e dell’efficienza complessiva.

Costi e conseguenze del disimpegno dei dipendenti

 

Gli impatti del “Quiet quitting” vanno ben oltre l’apparenza di un team poco proattivo e coinvolto, portando a conseguenze economiche piuttosto concrete per le aziende

Vediamo le principali.

Diminuzione della produttività

 

La mancanza di engagement si traduce in una riduzione della produttività, poiché i lavoratori disimpegnati tendono a fare il minimo indispensabile, limitando output e qualità del lavoro. 

Aumento del turnover

 

Questo atteggiamento passivo può portare a un aumento del turnover, con i dipendenti che cercano altrove opportunità più gratificanti, lasciando l’azienda a fronteggiare maggiori costi di reclutamento e formazione di nuovi talenti.

 

Crollo della competitività 

 

Inoltre, il disimpegno può erodere la competitività di un’azienda sul mercato. I collaboratori che non sono coinvolti nel loro lavoro non sono motivati a innovare o a superare le aspettative, il che può portare a un ritardo nell’adattamento ai cambiamenti del mercato e a una perdita di vantaggio competitivo

Per gli imprenditori e i manager, riconoscere questi costi non è solo una questione di bilancio, ma anche di visione strategica a lungo termine. Comprendere e mitigare i costi del disimpegno è un passo cruciale verso il successo sostenibile.

 

Come affrontare il quiet quitting

 

Combattere il “quiet quitting” richiede un impegno consapevole da parte delle aziende per creare un ambiente lavorativo che valorizzi ogni singolo collaboratore.

Visto che però ogni azienda è un mondo a sé stante con le sue particolarità, il primo passo strategico è quello di fare un’analisi del clima aziendale

Un’analisi del clima aziendale rappresenta uno strumento diagnostico essenziale per misurare e in modo sistematico l’ambiente lavorativo, rivelando le percezioni e le esperienze dei dipendenti, in modo da capire quali sono le problematiche e quali sono le soluzioni più adatte. 

Ad esempio un’analisi del clima – come BCA+ di Hiskill –  può rivelare se i dipendenti si sentono valorizzati, se ritengono che la comunicazione sia efficace o se percepiscono le politiche aziendali come eque. 

Queste informazioni sono fondamentali per identificare le cause del “quiet quitting” e sviluppare strategie mirate a migliorare il benessere dei dipendenti e a promuovere un ambiente lavorativo positivo e funzionale.

Alcune soluzioni

 

Una volta identificata l’origine del problema (o dei problemi) diventa possibile implementare diverse soluzioni a seconda dei casi.  

Riconoscimento 

 

Una prima strategia per combattere il quiet quitting è il riconoscimento delle competenze individuali. Premi, promozioni, feedback costruttivi rafforzano il senso di appartenenza e mostrano ai dipendenti che il loro lavoro è importante e apprezzato. Un dipendente che si sente riconosciuto sarà propenso ad investire nel suo lavoro

 

Coinvolgimento nelle decisioni

 

L’inclusione dei collaboratori nei processi decisionali è altrettanto cruciale. Al di là dei feedback piuttosto utili che possono arrivare da chi lavora ogni giorno in prima linea,  quando i lavoratori sentono che la loro opinione conta, hanno motivo di dare il meglio per il successo dell’azienda.

 

Crescita e formazione

 

Offrire percorsi di crescita e sviluppo professionale è un’altra strategia per combattere il quiet quitting. Non solo fa sentire i dipendenti apprezzati, ma li incoraggia anche a perseguire i loro obiettivi di carriera all’interno dell’azienda, riducendo il turnover.

 

Comunicazione

 

Promuovere uno stile di comunicazione efficace è un’altra buona prassi per eliminare le cause alla radice del “Quiet Quitting”. Una comunicazione aperta permette di identificare i problemi prima che si trasformino in disimpegno, permettendo interventi tempestivi. Inoltre, la trasparenza nelle comunicazioni aziendali costruisce fiducia e dimostra ai collaboratori che l’azienda è sincera in ciò che comunica ai dipendenti.

Adottando queste strategie, le aziende non solo affrontano il “quiet quitting”, ma costruiscono anche una cultura lavorativa più forte e resiliente, che può attrarre e trattenere talenti di alto livello e migliorare la performance complessiva dell’organizzazione.

Se sospetti che il “Quiet Quitting” sia un fenomeno che interessi anche la tua azienda, il primo passo è quello di svolgere un’analisi del clima aziendale

La Business Climate Analysis Plus (BCA+) di HiSkill si distingue come un avanzamento significativo nel campo delle analisi del clima aziendale.

Questo strumento, evoluzione della tradizionale Business Climate Analysis, si avvale di un approccio olistico e identifica le leve di lealtà e di disimpegno, permettendo ai leader di comprendere meglio come le varie componenti del clima lavorativo interagiscono tra loro. 

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