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Gestione delle critiche

Premesse

A nessuno piace essere criticato, spesso la reazione che abbiamo dopo aver ricevuto una critica è di rabbia o di rifiuto, ma se fossimo capaci invece di reagire alle critiche in modo costruttivo potremmo trarre insegnamento da esse perché potrebbero essere il mezzo per identificare le nostre debolezze o i nostri fault e l’opportunità di farli diventare skill.

Come gestire le critiche

La prima cosa da fare è saper distinguere le critiche giuste da quelle sleali, quelle costrittive da quelle distruttive. Le critiche giuste sono generalmente espresse in modo propositivo e mai denigratorio e sono rivolte sempre al piano del “fare” e non dell’“essere”. Nella gestione delle risorse all’interno delle organizzazioni, uno dei compiti principali di un leader è intervenire con tempestività nella gestione degli errori, anche non ripetitivi, perché il più delle volte derivano da una mancanza di conoscenza. Una volta che quella risorsa verrà formata rispetto al suo ruolo e ai suoi obbiettivi, è probabile che la marginalità di errore diminuirà, la sua competenza aumenterà, come aumenteranno gli obbiettivi raggiunti.

La critica equa che quindi può derivare dalla rilevazione di un errore, ad esempio nell’esecuzione di una procedura, deve rappresentare sempre un’opportunità. È fondamentale quindi che chi la riceve mantenga un atteggiamento di apertura e non di chiusura, sia disposto a riconoscere gli errori fatti e sia disposto a mettere in atto tutte quelle azioni che gli permettano di correggersi e andare avanti.

Le critiche sleali o distruttive invece sono caratterizzate da toni molto duri, si basano su azioni generalizzate, possono essere fatte in presenza di altre persone e molte volte riguardano il piano dell’“essere “e non del “fare”. Vengono mosse da soggetti definiti “demolitori”, che hanno come loro caratteristica personale quella di sminuire o denigrare il proprio interlocutore perché spesso si sentono minacciati dal successo che potrebbe ottenere.

In generale possiamo dire che la reazione iniziale alle critiche è la più importante perché è da lì che nasce la possibilità di migliorare o peggiorare le cose.
Mantenere la calma è certamente la prima cosa da fare, indipendentemente che la critica venga mossa da un collega, da un responsabile o un capo.

È buona norma accertarsi di aver compreso bene la critica ripetendola alla persona che l’ha mossa per avere certezza che la comprensione corretta sia avvenuta e per focalizzare l’attenzione di entrambi gli interlocutori sulla questione sostanziale e non sull’eventuale reazione personale.

Stabilire il rispetto come elemento chiave della conversazione, dimostrando da parte di chi subisce la critica la volontà di comprendere il punto di vista della persona che gliela muove. Qualora la persona che muove la critica non fosse sufficientemente chiara o esplicativa, è buona regola fare domande per identificare il reale problema. Adottare un ascolto attivo è essenziale per comprendere bene la natura della critica e adottare il giusto approccio alla conversazione.

Qualora la conversazione perduri nella sua fase critica è bene che il soggetto criticato adotti un atteggiamento proattivo rispetto al suo interlocutore, dimostrando così sincero interesse a fare il miglior lavoro possibile e ponendo l’accento sulle interazioni future.
Come detto all’inizio considerare e valutare la fonte della critica è necessario per farne fronte con l’approccio adeguato.

Se si riconosce che la persona che ha mosso la critica è spinto da un sincero interesse e dalla volontà di migliorare la condizione del suo interlocutore, la strategia migliore è quella del confronto e dell’interazione, perché alla base di una critica deve esserci sempre la possibilità di imparare qualcosa.

Nella circostanza in cui invece, la critica mossa fosse ingiusta o non veritiera, è possibile, qualora fosse fatta da un collega, confrontarsi con un diretto superiore di entrambi i soggetti coinvolti, mantenendo sempre come obbiettivo comune l’interesse della squadra, piuttosto che le differenze personali o le divergenze professionali così da riuscire a concordare un piano produttivo e positivo per andare avanti.

Spesso accade che sia lo stesso leader o una figura a capo di un settore dell’azienda ad essere oggetto di critiche. In questo caso la prima cosa da fare è dimostrare di essere a conoscenza del fatto e di dargli l’importanza che merita. Valutare la fonte è sempre un aspetto fondamentale nella gestione della critica. Nel caso in cui fosse giusta anche un leader deve avere la capacità di riconoscere un eventuale errore e la volontà di modificare o cambiare ciò che genera quell’errore e di conseguenza la critica, senza però mai perdere la sua autostima e la fiducia in sé stesso e nelle sue capacità. Nel caso in cui invece la critica fosse ingiusta, è comunque buona norma darle peso, contestandola in modo costruttivo e razionale con chi l’ha mossa.

Conclusioni

Per concludere possiamo dire che nonostante ci sia una differenza abissale tra le critiche giuste e quelle ingiuste, spesso è difficile distinguerle perché la linea tra le due è sottile. Mentre le critiche giuste sono un’occasione di crescita e miglioramento le critiche ingiuste sono demotivanti e spesso distruttive. Saper distinguere la natura delle critiche e averne una corretta gestione è fondamentale per mantenere un giusto approccio emotivo e gestionale nelle realtà aziendali e non di meno nella vita privata di ogni persona.

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