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La fabbrica del profitto

Se le capitasse di fare una chiacchierata con più d’uno dei nostri esperti in controllo di gestione, una cosa sarebbe subito evidente: sono tutti convinti – a ragione – che ai soldi piace stare dove c’è equilibrio, ordine e controllo. se poi ci sono già altri soldi, beh allora quello è proprio il loro “habitat ideale”.

Purtroppo, “soldi che già stanno nelle imprese” non è che ve ne siano poi molti, specie da quando, per effetto della cosiddetta “stretta creditizia” e cioè della riduzione di credito concesso dal sistema bancario alle aziende, le imprese di fatto devono fare essenzialmente affidamento sulle proprie risorse: i soldi e le garanzie dell’imprenditore e dei soci.

Secondo la Banca d’Italia “Il nostro sistema produttivo, dominato da imprese piccole, statiche, tradizionali e familiari, si era adattato a sopravvivere nel vecchio mondo degli anni 70 ed 80, ma oggi incontra crescenti difficoltà a reggere la competizione nel nuovo contesto caratterizzato da complessità, capacità innovativa ed efficienza produttiva”.

Questa visione ci trova per lo più in accordo, anche se verrebbe da obiettare che – per vincere la complessità del nuovo contesto competitivo -, proprio per fare innovazione e incrementare l’efficienza produttiva servirebbero alle imprese anche i soldi delle banche.

Preferiamo però assumere un atteggiamento meno “vittimistico”, fare di “necessità virtù” e concentrarci su quello che è possibile realizzare qui e ora con le risorse disponibili.

IL TUTTO È RIASSUMIBILE IN UNA SINGOLA FRASE: “ORGANIZZARE CON LE PERSONE ESISTENTI UNA FORZA VENDITA ARREMBANTE CHE VENDA DI PIÙ DI CIÒ CHE GIÀ PRODUCIAMO AI CLIENTI CHE GIÀ ABBIAMO.” TUTTO IL RESTO VIENE DOPO.

In altri termini un management vitale non si occupa esclusivamente di equilibrio, ordine e controllo. Il management per essere vitale, non si focalizza esclusivamente su ricavi e margini se non dopo aver trasferito con vigore e a tutti i livelli dell’organizzazione una chiara necessità: vendere di più, creare liquidità.

Successivamente ci si può occupare di tutti quegli equilibri necessari al “benessere del profitto”: l’equilibrio economico necessario alla creazione del reddito, l’equilibrio finanziario essenziale per avere delle riserve e l’equilibrio organizzativo alla base della produzione di vero valore per il mercato.

Questo richiede sforzo, grande determinazione e tenacia, doti di cui generalmente non difetta l’imprenditore e che devono essere trasferite efficacemente e permeare dapprima tutti i manager e a cascata l’intero gruppo di lavoro.

L’Indice di Vitalità Manageriale serve per conoscere a che punto è la sua impresa nella costruzione della sua “fabbrica del profitto”, la invitiamo ad utilizzare questo strumento di analisi disponibile gratuitamente qui.

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La fabbrica del profitto

Se le capitasse di fare una chiacchierata con più d’uno dei nostri esperti in controllo di gestione, una cosa sarebbe subito evidente: sono tutti convinti – a ragione – che ai soldi piace stare dove c’è equilibrio, ordine e controllo. se poi ci sono già altri soldi, beh allora quello è proprio il loro “habitat ideale”.

Purtroppo, “soldi che già stanno nelle imprese” non è che ve ne siano poi molti, specie da quando, per effetto della cosiddetta “stretta creditizia” e cioè della riduzione di credito concesso dal sistema bancario alle aziende, le imprese di fatto devono fare essenzialmente affidamento sulle proprie risorse: i soldi e le garanzie dell’imprenditore e dei soci.

Secondo la Banca d’Italia “Il nostro sistema produttivo, dominato da imprese piccole, statiche, tradizionali e familiari, si era adattato a sopravvivere nel vecchio mondo degli anni 70 ed 80, ma oggi incontra crescenti difficoltà a reggere la competizione nel nuovo contesto caratterizzato da complessità, capacità innovativa ed efficienza produttiva”.

Questa visione ci trova per lo più in accordo, anche se verrebbe da obiettare che – per vincere la complessità del nuovo contesto competitivo -, proprio per fare innovazione e incrementare l’efficienza produttiva servirebbero alle imprese anche i soldi delle banche.

Preferiamo però assumere un atteggiamento meno “vittimistico”, fare di “necessità virtù” e concentrarci su quello che è possibile realizzare qui e ora con le risorse disponibili.

IL TUTTO È RIASSUMIBILE IN UNA SINGOLA FRASE: “ORGANIZZARE CON LE PERSONE ESISTENTI UNA FORZA VENDITA ARREMBANTE CHE VENDA DI PIÙ DI CIÒ CHE GIÀ PRODUCIAMO AI CLIENTI CHE GIÀ ABBIAMO.” TUTTO IL RESTO VIENE DOPO.

In altri termini un management vitale non si occupa esclusivamente di equilibrio, ordine e controllo. Il management per essere vitale, non si focalizza esclusivamente su ricavi e margini se non dopo aver trasferito con vigore e a tutti i livelli dell’organizzazione una chiara necessità: vendere di più, creare liquidità.

Successivamente ci si può occupare di tutti quegli equilibri necessari al “benessere del profitto”: l’equilibrio economico necessario alla creazione del reddito, l’equilibrio finanziario essenziale per avere delle riserve e l’equilibrio organizzativo alla base della produzione di vero valore per il mercato.

Questo richiede sforzo, grande determinazione e tenacia, doti di cui generalmente non difetta l’imprenditore e che devono essere trasferite efficacemente e permeare dapprima tutti i manager e a cascata l’intero gruppo di lavoro.

L’Indice di Vitalità Manageriale serve per conoscere a che punto è la sua impresa nella costruzione della sua “fabbrica del profitto”, la invitiamo ad utilizzare questo strumento di analisi disponibile gratuitamente qui.

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